A 100 anni dalla nascita di Antonino Caponnetto, magistrato ma non solo, molto di più ci manca.

“Ricordarlo significa combattere contro la mafia.

La mafia oggi in periodo covid è sempre più forte purtroppo.

La mafia oggi agisce con il computer, la cravatta e la lupara.

Sembra che dal punto di vista pratico si sia tornati indietro di 30 anni.

Abbiamo molti boss mafiosi fuori.

Si sta mettendo in discussione il 41bis e la cosiddetta normativa del doppio binario contro la mafia.

Chi combatte contro la corruzione e la criminalità è visto con fastidio da buona parte della classe dirigente.

Il tutto mentre il prestigio della magistratura è ai minimi termini e si assiste alla delegittimazione di chi tra loro combatte la mafia.

Ricordare Caponnetto, quindi, significa ribellarsi a tutto ciò e resistere a tutto ciò in modo puntuale, continuo senza fare sconti ma al contempo in modo istituzionale come nel suo stile. In modo martellante. Lo dobbiamo a lui.

Per questo il 5 settembre ci ritroveremo al giardino Caponnetto a Firenze, al Lungarno del Tempio dove alle 17, nel rispetto del distanziamento e dotati di mascherine, lo ricorderemo con i nostri amici”.

Salvatore Calleri (presidente Fondazione Antonino Caponnetto)

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