La figura di Giovanni Boldini, il grande ritrattista della Belle Epoque, è molto complessa e articolata. La storiografia artistica ha teso negli anni a ricordarlo quasi sempre per i suoi ritratti parigini, apportatori di novità stilistiche, e solo ultimamente è stato rivalutato nella sua interezza. Il piccolo “gnomo” ferrarese, il nano strafottente, come veniva chiamato da molti per la sua fisicità e il suo sarcasmo, si faceva perdonare grazie alla sua arte.
La città di Pistoia rappresenta per Giovanni Boldini l’inizio della sua fortuna artistica.
Infatti, il ritrovamento delle pitture murali dipinte da Boldini nel 1868 fu davvero un caso straordinario dovuto in parte al caso e in parte alla tenacia e alla perseveranza di Emilia Cardona, la giovane giornalista moglie di Boldini, che nel 1938 si accinse alla estenuante ricerca della villa. Malgrado i pochi e confusi ricordi di Boldini, ormai ultraottuagenario, … “Vi ho dipinto dei muri… i miei soli affreschi … allora mi sembravano buoni” … e le scarse informazioni, Cardona riuscì a individuare quasi miracolosamente gli affreschi. Nonostante la stanza dove erano stati dipinti fosse stata adibita agli attrezzi, essi erano ancora recuperabili.
Boldini aveva preparato alcuni disegni per la decorazione ad affresco della sala da pranzo della villa di Collegigliato chiamata la “Falconiera” secondo gli accordi presi con la proprietaria, la signora Isabella Robinson Falconer. Il pittore però non si rivelò costante e assiduo nel suo lavoro, i rapporti con la signora divennero tesi e difficili e i dipinti vennero lasciati incompiuti.
Questa incresciosa vicenda venne alla fine risolta grazie all’intervento del pittore Telemaco Signorini, assiduo frequentatore della Falconiera, che riuscì a far rispettare a Boldini l’impegno preso.
Le spettacolari pitture murali, di genere agreste e di carattere tipicamente toscano, unico e vero esempio dell’arte toscana boldiniana degli anni ’60, vennero completati verso la fine di novembre e rappresentano buoi aggiogati, una marina con scogli, un pagliaio, i battitori di grano, il riposo dei mondatori di grano, una guardiana di capre, la stesa del bucato, palmizi e aranci, tutti con lo sfondo o delle colline di Collegigliato o del mare di Castiglioncello.
La vedova del maestro non si scordò mai della nostra città e lasciò in dono a Pistoia la stanza dipinta con le opere. Nel 1974/1975, grazie ai finanziamenti della Cassa di Risparmio di Pistoia e Pescia, questi vennero staccati, attraverso la tecnica dello strappo e, dopo un accurato restauro nei laboratori di Palazzo Pitti a Firenze, trovarono la loro definitiva collocazione nel Palazzo dei Vescovi in Piazza del Duomo a Pistoia.
Nonostante la loro preziosità e la loro unicità queste pitture sono ancora raramente conosciute dal pubblico in quanto la loro esistenza ed il loro restauro è stato scarsamente divulgato.
La sede in cui adesso si trovano i le opere è consona ed adeguata ad essi in quanto è stata ricostruita dettagliatamente la stanza in cui erano stati dipinti in origine, mantenendo anche le stesse dimensioni. Tutto è stato studiato alla perfezione, perfino sulla parete ovest dove, sotto il pannello centrale, è stato ricostruito, rispettando le misure primitive e la forma, il caminetto della stanza.
In una scena, Boldini esalta l’immagine rupestre di un pagliaio, figura che si ripete in maniera costante nelle scene paesaggistiche dei maggiori pittori macchiaioli, così come il tema della contadina con il fascio di spighe tenuto con le braccia sollevate sopra la testa che diventerà un’icona del Naturalismo agreste (si ricordi Fattori con Le macchiaiole e Lega con Le gabbriane).
Oltre ai vari soggetti, il maestro dipinge anche una grande marina retaggio di uno dei periodi trascorsi a Castiglioncello ospite di Diego Martelli oppure i bovi messi in primo piano, enormi, solenni, a marcare la grande importanza delle bestie, soggetti da sempre cari al Fattori, all’Abbati, al Borrani. Poi il movimento di un gabbiano, di una barca, di un vaporetto, in un muoversi continuo della risacca che sembra echeggiare nella piccola stanza.
Le pitture murali della villetta la Falconiera a Collegigliato sono ritenute da alcuni critici uno degli esiti più riusciti di questo poliedrico artista della Belle Époque.